A distanza di oltre un anno dalla grande paura di Wuhan, il Covid torna ad affacciarsi in Cina. Stavolta a Guangzhou, città posizionata all’interno della regione del Guangdong, ove sono stati segnalati 18 nuovi casi. I quali hanno spinto le autorità a mettere in atto una serie di misure precauzionali, tra le quali la chiusura di alcuni quartieri, ovvero quelli posizionati all’intreno del distretto di Liwan. Cui va aggiunta la chiusura per quanto riguarda le attività non essenziali e quella dei mercati e dei luoghi di intrattenimento. La Reuters, che ha rilanciato la notizia, ha affermato inoltre la cancellazione di 519 voli, solo nella giornata di lunedì scorso, presso l’aeroporto internazionale della città, in pratica il 37% dei voli che erano previsti nel corso della giornata.
Tra le altre misure, da ricordare l’obbligo di mostrare un test per il Covid effettuato nel corso degli ultimi tre giorni e che sia risultato negativo, a carico di coloro che lasciano la città utilizzando gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e quelle degli autobus.
Le infezioni registrate in città, secondo gli esperti sarebbero da ascrivere alla cosiddetta variante indiana, un ceppo virale caratterizzato da una diffusione più rapida del consueto.  A dimostrarlo, come affermato dal vicedirettore della commissione sanitaria municipale della città, Chen Bin, nel corso di una conferenza stampa, sarebbero i risultati del sequenziamento del genoma.
Il tutto avviene proprio nel momento in cui l’Organizzazione Mondiale della Salute fornisce il sospirato via libera a Sinovac, il vaccino cinese, ovvero l’omologazione d’urgenza. Affermando che si tratterebbe di un prodotto che rispetta gli standard internazionali di sicurezza, efficacia e fabbricazione.

Di Dario