E’ stato identificato nel cervello una sorta di “interruttore” molecolare in grado di gestire e regolare la produzione della proteina tau, coinvolta uno dei principali fattori della neurodegenerazione. A farlo è stato un gruppo di ricerca internazionale guidato da Roberto Simone dell’University College di Londra (UCL), il quale ha scovato una lunga molecola di Rna non codificante (lncRNA), simile a quelle cui è delegata la produzione di altre proteine, tra cui la beta-amiloide e l’alfa-sinucleina.
Si tratta di una scoperta estremamente importante, grazie alla quale potrebbero aprirsi nuove strade per la cura del morbo di Parkinson e dell’Alzheimer.
Allo studio ha partecipato anche il Centro di biologia integrata (CIBIO) dell’Università di Trento e i suoi risultati sono stati pubblicati su “Nature”, una delle più prestigiose riviste di settore.
A spiegarne il senso è stato proprio Roberto Simone, ricordando in particolare che la proteina tau riveste un ruolo essenziale all’interno delle cellule cerebrali, in quanto andrebbe ad assolvere la funzione di stabilizzatore delle strutture del citoscheletro , le quali consentono il trasferimento dei materiali ove essi servono. La sua eccessiva presenza, però, può trasformarsi in un danno, in quanto la sua tossicità è potenzialmente in grado di creare l’ambiente ideale per la nascita e la diffusione di malattie degenerative.
Proprio nell’ambito dello studio effettuato è comunque stato possibile individuare una molecola di lncRNA, alla quale spetta il ruolo di interruttore nell’ambito di questo processo. Andando in tal modo a regolare la produzione della proteina tau e ad impedire che essa possa arrecare i danni descritti.

Di Dario