Quella dei tatuaggi è una vera e propria moda, ormai da anni. Basta in effetti vedere una partita di calcio per notare come la maggior parte degli atleti in campo ne esibiscano almeno uno. Un trend il quale del resto è presente anche tra tante persone normali, se solo si considera che secondo l’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), almeno 7 milioni di nostri connazionali ne vantano almeno uno.
Una moda la quale, però, può comportare problemi di non poco conto da un punto di vista sanitario. Ignazio Stanganelli, presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano – IMI e direttore della Skin Cancer Unit IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori e professore associato dell’Università di Parma, ricorda infatti che molti di questi tatuaggi vanno a ricoprire zone estese del corpo, andando a nascondere nei sospetti. Inoltre possono comportare complicanza di vario genere: il 3,3% dei tatuati ha avuto un problema più o meno importante dopo il trattamento, una percentuale che si impenna al doppio nel caso in cui gli inchiostri rossi o gialli siano predominanti.
Proprio i problemi di carattere sanitario, derivanti in particolare dal fatto che molti di coloro che esercitano la professione lo fanno abusivamente, ha spinto gli ambienti medici a chiedere il varo di una legislazione severa. In grado non solo di dettare le regole per il suo esercizio, ma anche di obbligare gli addetti a dimostrare adeguati standard professionali.
Per molti, comunque, prima o poi arriva il tempo del pentimento. Tanto da spingere un tatuato su quattro a decidere di rivolgersi ad un dermatologo per farsi togliere il tattoo. Un orientamento il quale potrebbe crescere man mano che il tatuaggio perderà il carattere modaiolo assunto nel corso degli ultimi anni.

Di Dario