Sul sistema Nutriscore continuano ad addensarsi i nuvoloni che preannunciano una polemica sempre più aspra. Ma perché il sistema di classificazione degli alimenti con “etichette a semaforo” è così criticato?
Il motivo è da ricercarsi soprattutto nel fatto che esso è imperniato su principi i quali sembrano destinati ad entrare in conflitto con il Made in Italy agroalimentare.
Nato in Francia e sostenuto dal governo transalpino, si presenta alla stregua di un semaforo accompagnato dalle prime lettere dell’alfabeto, dalla A verde scura, alla E rossa. I prodotti che rientrano nella prima fascia sono in pratica raccomandati senza particolari problemi, quelli della fascia rossa possono danneggiare la salute. In mezzo ci sono giallo e arancione per quelli che andrebbero limitati.
Stranamente, però, un sistema che dovrebbe essere neutrale e basarsi su criteri scientifici, va a colpire inesorabilmente le eccellenze del Made in Italy. Tanto da spingere un nutrito drappello di autorevoli nutrizionisti ad affermare senza eccessivi giri di parole che il Nutriscore non avrebbe nulla di scientifico. A partire da Philippe Legrand, il quale non ha esitato a bollarlo come un giudizio sul cibo. Ad esempio sostenendo che i grassi sono generalmente nocivi, senza operare alcun tipo di distinzione tra quelli che lo sono effettivamente e quelli che invece sono indispensabili per la nostra salute.
Un sistema sotto il quale cadono vittime illustri, a partire dall’olio extravergine di oliva. Mentre invece sono premiati prodotti industriali, come le lenticchie con maiale salato di Jardin Bio, il quale vanta un alto contenuto di proteine, risultato di una lavorazione a base di amido di mais, sciroppo di glucosio e zucchero di canna grezzo.

Di Dario