Mentre si registrano ancora notevoli difficoltà nella campagna vaccinale, in Italia, i dati relativi agli effetti del vaccino anti-Covid dimostrano la sua efficacia. E’ il primo report nazionale sull’impatto della vaccinazione a cura dell’Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute, riferito al periodo tra il 27 dicembre 2020 e il 3 maggio 2021 a parlare chiaro in tal senso.
Il rischio di infezione da SARS-CoV-2, ricovero e decesso diminuisce in maniera progressiva dopo le prime due settimane e fino a circa 35 giorni dopo la somministrazione della prima dose di vaccino. Dopo i 35 giorni, stando al report la stabilizzazione della riduzione si attesta intorno all’80% per il rischio di diagnosi, al 90% per quello di ricovero e al 95% per il rischio di decesso.
Lo studio è stato effettuato riportando i dati a partire dal 27 dicembre 2020, ovvero il giorno in cui ha avuto inizio la campagna vaccinale nel nostro Paese, al 3 maggio 2021, prendendo come riferimento i dati relativi a 13,7 milioni di persone che sono state sottoposte a trattamento con almeno una dose del vaccino Comirnaty (Pfizer) (N=8.389.595, 61%), del vaccino Moderna (N=1.021.134, 7%) e del vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) (N=4.234.983, 31%), e l’unica dose del vaccino Janssen (Johnson&Johnson) (N=75.794, 1%).
A questi dati vanno poi aggiunti quelli riportati nell’introduzione dello studio e che fanno riferimento all’osservazione dell’efficacia dei vaccini nel Regno Unito e in Israele, oltre che in Italia. Dai quali emerge che una volta somministrato il vaccino Comirnaty prodotto da Pfizer, si verificherebbe una notevole riduzione del rischio infettivo, sintomatico o asintomatico che sia, entro un arco di sette giorni dall’effettuazione del ciclo vaccinale completo.

Di Dario